Rosso intenso come il sangue, lascia il segno sulle labbra di chi lo gusta, attratto dal sul profondo colore vellutato e dal suo profumo inconfondibile, oppure limpido, schietto e trasparente, dove ci si rispecchia tra quei riflessi purpurei. "Il primitivo", esso cambia secondo il metodo di lavorazione ma resta sempre forte, robusto, un po' selvatico, evocando piacevoli sensazioni e riscaldando il cuore e l'animo. L'origine della selezione della pianta e successivamente la definizione di primitivo viene attribuita ad un uomo di chiesa, "Don Francesco Filippo Indelicati" primicerio della chiesa di Gioia del Colle, il quale notò che tra i vitigni da lui amorevolmente coltivati c'era una pianta che giungeva a maturazione prima di tutte, dava un uva particolarmente gustosa e dolce e si poteva vendemmiare già sul finire di Agosto. (http://www.mandurianet.it/prodotti/coltivazioni.php?pagina=p-primitivo)
colore: rosso
rubino intenso tendente al violaceo ed all'arancione con l'invecchiamento.
odore: frutti
di sottobosco con note di ciliegia, amarena e prugna, aroma leggero
caratteristico.
sapore:
morbido, caldo, avvolgente, pieno, armonico, fruttato di ciliegia, amarena e
prugna, tendente al vellutato
A volte amabile con l'invecchiamento.
Adatto a rinforzare pasta ragù,
si accompagna ottimamente con piatti forti a base di carni, selvaggina, pesce
alla griglia e formaggi stagionati. La versione affinata in botte e
"riserva" è particolarmente indicata sul pecorino della Murgia
stagionato almeno 12 mesi, adatto anche con gli involtini "braciole"
di carne di bovino o di cavallo, cotte nel sugo di pomodoro o alla griglia.
In questo quadro si inserisce il Il “Muro Sant’Angelo” che nebbioleggia, e ho detto tutto. È primitivo che sta vivendo una
straordinaria fase di trasformazione durante la quale l’intensità del frutto
vira verso note terziarie particolarmente nobili. Rosso rubino scuro con
un’unghia granata, vivo e luminoso, apre con una mineralità ferrosa e con una
carnosità viva. Con il passare dei minuti ecco la macchia mediterranea, il pepe
nero, lontane note vanigliate che affiancano un frutto mai stanco, fresco e
godibilissimo: amarena e ciliegia in particolare. Anche un sentore vagamente
salmastro? Si, quasi. In bocca è impresionante per equilibrio, tutto sembra
proiettarlo verso una godibilità (e bevibilità) estrema: è fresco, freschissimo
e appena sapido; i tannini sono lì, per niente sfacciati ma al tempo stesso
scattanti nel tenere in piedi un assaggio stupefacente per vivacità, lunghezza,
vibrazione. http://www.enoicheillusioni.com/2012/04/giorno-quattro-il-primitivo-di-gioia-del-colle/
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