Il pesto è genovese per antonomasia. La sua anima si riconosce dagli aromi, dai profumi, dalle emozioni che solo la Liguria conosce.
Il vero pesto è quello fatto alla maniera
antica: aglio, basilico, sale grosso e pinoli nel mortaio di marmo lavorati e sfibrati con
il pestello, manualmente. Solo alla fine si aggiungono olio d’oliva, ligure
ovviamente, parmigiano e pecorino. Il sale grosso aiuta a sfibrare gli altri
elementi e i succhi sprigionano il loro aroma intenso che inonda l’ambiente.
Purtroppo (o per fortuna?) qualcuno ha inventato il frullatore, il pesto lo si
fa così perchè è più veloce, ma questa è un’altra storia.
La lavorazione dovrebbe essere breve, gli elementi non si
devono ossidare. Prima di condire la pasta sarà bene stemperarlo con un
cucchiaio d’acqua di cottura della pasta stessa per renderlo fluido. Importante
fare in modo che le foglie di basilico, pestando, non si raggruppino sul fondo
ma sulle pareti del mortaio per raccoglierle man mano con movimenti circolari
che ne aiutino l’amalgama con gli altri ingredienti.
Lo si può conservare a lungo quando, dopo aver messo l’olio,
si lascia il barattolo aperto e coperto solo con un foglio di carta oleata
finchè l’olio non salga in superficie impedendo all’aria di passare, poi si chiude il vasetto e si conserva in luogo fresco e asciutto.
Nell'epoca del frullatore e del freezer, possiamo fare il pesto senza aggiunta di olio. Quindi lo si può mettere in contenitori monodose
(ideale conservare l’imballaggio di plastica delle uova comprate al
supermercato, ogni “uovo” vale per due porzioni) e congelarlo, quando si
scongela si aggiunge olio ed è fatta. (Suggerimento ovviamente profano, qualcuno dirà blasfemo, però funziona)
Il Basilico deve essere quello di Pra, quartiere di Genova,
luogo ideale, nonostante gli eventi alluvionali ultimi, per farlo nascere e
crescere. Le foglie sono piccole, non troppo evidenti, come la proverbiale riservatezza dei genovesi non vogliono farsi notare. Hanno forma ovale e convessa, il verde è
tenue. Il sapore è intenso, non
tendente alla menta come quello piemontese o di zone diverse.
L’aglio dovrebbe essere quello di Vessalico, località ligure
nei pressi di Imperia, dal sapore più delicato.
Virgilio scrisse del Moretum in epoca romana, simile al
pesto. La ricetta ufficiale è però dell’ottocento. Pare tuttavia che sia erede
diretto dell’agliata (aglio e noci pestati) risalente alla repubblica marinara
di Genova.
Marco propone un
abbinamento invitante e intrigante:
Fusilli al pesto con acciughe.
Per accompagnare
questa meraviglia cosa meglio di un
Gewϋrztraminer
delle cantine Haas? Produttori che dal 1880 fanno del vino
la loro filosofia ed il loro mestiere.
Vitigno che predilige terreno con un buon contenuto di
argilla e limo. Il nome, che tradotto significa traminer aromatico, denuncia la sua
caratteristica: aroma di rosa, lychee, anice stellato e cannella. Un vino
strutturato, corposo, dal retrogusto intenso e persistente.


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